La trasgressione è qualcosa che, lungi dall’essere 
              celebrazione univoca della libertà, riguarda al contrario 
              profondamente il limite dovuto alla norma che intende infrangere. 
               
              La trasgressione non è un gesto che si compie “aldilà”: 
              l’ "andare oltre" del "tras-gredire” 
              conduce sempre "dove si compie la decisione ontologica, dove 
              l’essere raggiunge il suo limite e dove il limite definisce 
              l’essere (…) La trasgressione è la glorificazione 
              del limite" (Foucault). 
              Parlare di trasgressione significa allora occuparsi del ritmo e 
              della qualità di una metaforica danza, tra il limite e il 
              suo potenziale oltrepassamento, che la trasgressione istituisce. 
              La metafora della danza, in quanto dinamica, si rivela oltremodo 
              efficace, poiché anche i limiti con i quali le nostre trasgressioni 
              si intrecciano non sono mai dati una volta per tutte, bensì 
              mobili e, in quanto tali, disponibili a tale gioco. In tal senso, 
              esistono danze “solitarie”, “duali”, “collettive”, 
              a testimonianza di come una simile metafora sia capace di contenere 
              in sé le molteplici forme in cui l’ambivalente azione 
              trasgressiva si manifesta.  
              Di queste “danze” si occupa la presente monografia di 
              Adultità. 
               |